Venerdì 1 maggio, alle 17:30, il professor Francesco Federico Mancini, docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Perugia, racconterà “La giovinezza di Raffaello – La Pala Colonna e gli esordi del Maestro a Perugia”.
Francesco Federico Mancini – la produzione giovanile di Raffaello e il fenomeno del raffaellismo a Perugia e in Umbria
Francesco Federico Mancini è professore ordinario di Storia dell’Arte Moderna presso l’Università degli Studi di Perugia. È inoltre membro del Senato Accademico presso lo stesso ateneo, del comitato scientifico della Galleria Nazionale dell’Umbria e presidente della commissione Arte e Cultura della Cassa di Risparmio di Perugia. Dall’anno accademico 2016/2017 è presidente del Comitato Ordinatore della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici con sede a Gubbio. Fa parte del comitato scientifico delle riviste «Fontes», «Rivista d’Arte», «Studi di Storia dell’Arte» e «Valori Tattili».
Francesco Federico Mancini si è occupato in più occasioni di Raffaello Sanzio e del Perugino. La sua produzione scientifica, costituita da oltre 200 titoli, riguarda prevalentemente l’arte italiana dal Medioevo al Novecento, e studi di particolare impegno hanno toccato la pittura del Quattrocento in Umbria, l’attività umbra di Piero della Francesca, la produzione giovanile Raffaello e il fenomeno del raffaellismo a Perugia e nell’Alta Valle del Tevere.
Conferenza – conversazione importante dal punto di vista filologico
Per Urbino la conferenza di Francesco Federico Mancini sarà particolarmente significativa, perché andrà ad approfondire gli anni in cui il Divino pittore aveva da poco lasciato la città di origine, portando con sé tutto ciò che aveva imparato nell’ambiente della bottega del padre, Giovanni Santi, tutte le suggestioni che derivavano dalla Corte dei Montefeltro, e quel gusto per la bellezza, le proporzioni, l’architettura e il paesaggio che aveva “assorbito” nella quotidianità a Urbino. Quella del professor Mancini sarà una “conferenza – conversazione”: ovvero, rigorosa dal punto di vista filologico, ma con un linguaggio per non addetti ai lavori.