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Enzo Biagi e la grande intervista al terrorista marchigiano Patrizio Peci

Una delle interviste che ha fatto la storia della tv. Nel 1983 Enzo Biagi intervista il pentito delle Brigate rosse, il marchigiano Patrizio Peci

È dedicata al terrorismo, quello nero quello delle stragi e a quello delle Brigate rosse, la quinta puntata di “Rai3 per Enzo Biagi: le grandi interviste” in onda domenica 3 maggio alle 13.00, su Rai3.

Il grande giornalista ha intervistato alcuni dei protagonisti degli Anni di piombo. Tra questi Francesca Mambro, la primula nera del terrorismo di estrema destra, poi l’ex nemica ideologica della Mambro, la brigatista Adriana Faranda, appartenente alla direzione strategica delle BR.

Quindi una delle interviste che ha fatto la storia della tv: nel 1983 al pentito delle Brigate rosse il marchigiano Patrizio Peci, capo della colonna di Torino, trasmessa da Rete 4.

Le sue rivelazioni consentirono al generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa di arrestare una settantina di terroristi e di scoprire una decina di covi.

L’intervista portò alcune conseguenze: il giorno dopo, altro brigatista marchigiano Mario Moretti (mai dissociato e mai pentito), che avrebbe dovuto deporre al processo contro le Br che si teneva a Torino, non si fece vedere; il brigatista Vincenzo Acella durante l’udienza si scagliò contro Biagi, accusandolo di essere “un condottiero della campagna anti Br”.

Chi è stato Patrizio Peci

Patrizio Peci (Ripatransone, 29 luglio 1953) è un ex brigatista italiano appartenente alle Brigate Rosse, tra le quali militava con il nome di battaglia di “Mauro” e di cui fu anche il primo pentito importante. Patrizio Peci trascorse l’infanzia a Ripatransone fino al 1962, poi, per motivi legati al lavoro del padre, si trasferì con tutta la famiglia a San Benedetto del Tronto. Era il maggiore di quattro fratelli: Ida, Roberto ed Eleonora. Dopo aver contribuito alla costituzione dei PAIL (Proletari armati in Lotta), entrò a far parte delle Brigate Rosse nel 1976 e, dopo un periodo iniziale a Milano, militò nella colonna “Mara Cagol” di Torino di cui divenne uno dei principali dirigenti fino al suo arresto il 20 febbraio 1980.
Il 22 aprile 1977 compì la sua prima azione assieme a Raffaele Fiore (nome di battaglia “Marcello”) e a Angela Vai (nome di battaglia “Augusta”), ferendo alle gambe Antonio Munari, capo officina della Fiat, dopo averlo pedinato per settimane. L’attentato fu rivendicato il 24 aprile con un comunicato delle Brigate Rosse. Pedinò Ezio Mauro nel maggio 1977, sebbene poi il giornalista non sia stato colpito. Il 30 giugno 1977 prese parte, assieme a Piero Panciarelli e Andrea Coi, al commando che gambizzò il geometra Franco Visca, dirigente Fiat. A sparare fu Andrea Coi, che colpì Visca anche alla milza. Il 25 ottobre 1977 gambizzò Antonio Cocozzello, militante della DC. Prese parte al pedinamento e all’omicidio del giornalista Carlo Casalegno, assassinato per aver offeso, secondo quanto scrisse poi Peci, la memoria di alcuni membri della Rote Armee Fraktion (RAF) morti suicidi in un carcere tedesco nel 1977.
Venne arrestato a Torino, assieme a Rocco Micaletto, il 20 febbraio 1980. Fu il primo pentito delle Brigate Rosse a collaborare con lo Stato e, grazie alle informazioni che fornì nella caserma dei carabinieri di Cambiano al generale Carlo Alberto dalla Chiesa, rese possibile l’individuazione del covo brigatista di via Fracchia a Genova e l’operazione che ne derivò. Sulle modalità del suo arresto e sulle ragioni del suo pentimento si scatenò subito un’accesa discussione in seno alle Brigate Rosse, con risvolti tragici per la famiglia di Peci. Le Brigate Rosse sequestrarono il fratello Roberto Peci, lo processarono, lo condannarono a morte e lo uccisero.
Patrizio Peci, pubblicò con Giordano Bruno Guerri il libro Io, l’infame (Mondadori, 1983) in cui sono raccontati i suoi anni nelle Brigate Rosse e il successivo pentimento. Fu condannato a 8 anni di reclusione il 17 febbraio 1986, assieme ad altri componenti della colonna Mara Cagol, i quali ebbero complessivamente comminati 13 ergastoli.
Peci attualmente vive in una località segreta e ha cambiato nome.

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